
Sinceramente questa vicenda, nel suo tragico epilogo, sembra essere perfetta per raggiungere uno scopo ben diverso da quello apparente relativo alla soluzione del caso. Schedare i duemila abitanti di questo comune, difficilmente servirà a trovare il carnefice, sarà invece utile ad educare le persone a queste misure eccezionali, che sono ormai sempre più frequenti. Le indagini avrebbero dovuto fornire risposte e soluzioni molto tempo fa, a distanza di quasi tre anni è difficile venire a capo di una tale vicenda, la strumentalizzazione mi sembra molto evidente. Inoltre si crea ancora più dolore alle persone che hanno perso questi familiari, creando di fatto i presupposti per lasciare questo caso irrisolto.
Ancora una volta si dovrebbe guardare alla sicurezza come un problema da risolvere con azioni che migliorino il contesto sociale dei cittadini, italiani e immigrati. La caccia alle streghe sta diventando uno sport nazionale, la criminalizzazione dei deboli e degli emarginati ha tenuto banco per l’intero periodo della campagna elettorale. Nessuno però individua il problema alla base, fornendo di volta in volta soluzioni palliative e non strutturali. La sicurezza si ottiene fornendo lavoro stabile e con una retribuzione dignitosa ad ogni uomo, lavorare tutti e meno ore, creando le condizioni di base per la nascita di nuclei familiari sani, evitando gli errori mortali sul posto di lavoro. Una persona con una casa, un lavoro e una famiglia, difficilmente attenterebbe alla sicurezza di altri simili, semplicemente perché è nel proprio interesse migliorare le condizioni del luogo in cui vive. Smettiamola di prendercela con rumeni e immigrati, cerchiamo di identificare i problemi per quello che sono, l’ipocrisia alla lunga non da i frutti sperati.
L’Italia è uno dei maggiori partner commerciali della Romania, esercita una sorta di protettorato. Non si può puntare il dito verso il nemico e poi sedersi alla stessa tavola per la cena.