29 aprile 2008


L’involuzione dell’uomo

Migliaia di individui ogni giorno vengono alla luce, piccoli bambini indifesi iniziano il loro percorso di vita. La felicità di una nuova esistenza permea il cuore dei genitori. Inizia a tutti gli effetti un cammino unico e ineguagliabile, un miracolo che si ripete da generazioni. Ogni sentimento di amore pervade il piccolo nascituro, immerso nel calore che riceve incondizionatamente. Il bambino è indifeso, privo della facoltà di scegliere e di esercitare il proprio libero arbitrio. I genitori sono deputati a scegliere per lui, cercando di fare sempre del proprio meglio, secondo le proprie possibilità e le proprie conoscenze.

La realtà ci rende ciechi a volte, nasconde i pericoli più grandi e mostra solo gli aspetti di una vita che viene privata del suo senso biologico. Il bambino diventa una piccola cavia, viene vaccinato, alimentato con cibo errato, privato del tempo che necessita del padre, iniziato alla società secondo i canoni che la legge impone, di fatto entrando nel sistema senza avere una reale scelta. Tutto trascorre apparentemente senza problemi, mentre questo bambino cresce e inizia a vedere le cose per quello che sono. Le aspettative sulle sue spalle sono enormi, sa di dover dimostrare di potere vivere indipendentemente, di ottenere un buon posto di lavoro, di trovare un partner adatto, di dover in qualche modo ripagare i genitori degli sforzi che hanno compiuto per averlo creato. Il senso di colpa a volte prende il sopravvento, molto spesso ci si sente soli, persi in logiche che non trovano spazio nella semplicità della vita.

I bambini più sensibili soffrono molto all’interno del sistema, si sentono impotenti, vedono l’immenso patrimonio dell’uomo sprecato per alimentare qualcosa privo di significato. Qualcuno spesso cerca di contrastare il sistema, tenta invano di uscirne e riscopre le piccole cose della vita, il vero significato della presenza dell’uomo sul pianeta. Questi bambini si sentono tristi per non poter condividere queste sensazioni con i propri coetanei, troppo indaffarati a giocare il ruolo dell’uomo perfetto. A nulla servono le parole, le discussioni in famiglia, le costanti dimostrazioni di Amore vengono male interpretate, si finisce per essere esclusi e considerati reietti della società.

I canoni di appartenenza lasciano spazio alla cura dell’essere, alla ricerca della Verità, alla ricerca di persone affini al proprio modo di vedere la vita, alla consapevolezza di essere molto di più di quello che ci viene concesso. Il lavoro viene considerato un carcere dal quale è impossibile fuggire, intrappolati in una sfera di vetro in cui tutto scorre faticosamente, tutto perde luce e significato. Il grigio del cielo entra nelle vite, i colori sbiaditi delle giornate tutte uguali, finiscono per togliere il sorriso dal volto, finiscono per lasciare il peso del corpo abbandonarsi alla gravità, lo sguardo fisso in terra, spento. Questo impoverisce lo spirito del bambino, che a lungo andare non vede alternativa, si sento solo e triste, alza gli occhi al cielo in segno di aiuto, ma non trova luce, non trova un appiglio nel quale sperare.

Tutti noi siamo stati programmati in un modo, educati e integrati al sistema, ora possiamo renderci conto di tutto questo, possiamo vedere le cose per quello che sono, possiamo osservare la vita e le sue manifestazioni, scegliere di uscire dal gorgo che prosciuga la nostra energia, utilizzare questa energia per costruire una vita migliore, per riversare il bene nei nostri cuori, affinché un giorno possa straripare in ogni angolo del mondo, in modo che tutti possano vedere la vera luce che ogni cosa permea, l’immenso Amore che è li ad attendere la nostra mano.

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