Questa triste notizia vuole affrontare ancora una volta il tema trapianti. Non siamo qui a giudicare nessuno, non sono qui a dare consigli, vorrei solo condividere con voi questa triste storia.
Fonte: http://www.antipredazione.org
MORTO PER AVER DONATO PARTE DI FEGATO AL PADRE Quando il genitore diventa cannibale del proprio figlio
Un palermitano 39enne, Gaetano S., muore dopo un mese per aver “donato” da vivo sano parte del proprio fegato al padre, 70enne, affetto da cirrosi. L'espianto/trapianto è avvenuto in una clinica belga il 14 dicembre 2007. Sono sorte gravi complicazioni dopo l'espianto (una peritonite con 7 interventi) e le condizioni del figlio sono rapidamente peggiorate fino a che gli stessi medici, che l'avevano convinto a mutilarsi per il padre, lo hanno convinto a sottoporsi a sua volta ad un intervento di doppio trapianto di reni e fegato. Così, per procacciarsi gli organi per Gaetano, un altro malato vivo ma che aveva perso la coscienza (cosiddetto morto cerebrale) è stato espiantato e quindi ucciso. Peccato però che Gaetano, persona sana prima dell'asportazione di parte fegato, non sia sopravvissuto al doppio trapianto, morendo sotto i ferri dopo 10 arresti cardiaci, come riferisce la stampa.
Se "donare" è un "gesto d'amore" come è possibile che questo gesto porti tanto dolore? La chirurgia sostitutiva che sfida la natura e fa leva sulle nostre paure e sui nostri sentimenti, porta vita o morte? Salute o patologia? Felicità o infelicità? Quel padre che non ha saputo rifiutare il sacrificio del figlio, vivrà? E quanto vivrà con i farmaci antirigetto e il rimorso che lo attanaglia? Per la presunzione dei chirurghi comunque due persone sono già morte. I media ribadiscono ogni giorno che l'espianto di rene o parte del fegato da vivente sano non comporta rischi, ma i fatti dimostrano il contrario (vedi Comunicato Stampa 03.07.07 “Ictus mentre dona il midollo” www.antipredazione.org). Viene quotidianamente sottolineato che il trapianto è vita, ma allora come si spiega che Gaetano sia entrato vivo in sala operatoria e ne sia uscito morto?
Al sud dove i malati dichiarati in cosiddetta “morte cerebrale” sono protetti dall'amore dei familiari che si oppongono all'espianto a cuore battente, la donazione da viventi sani potrebbe essere cavalcata dai chirurghi per ottenere un rene, parte di fegato e midollo, sempre facendo leva sul legame d'amore familiare.
Il Comitato Giovani della Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente lancia un appello a tutti i ragazzi con un familiare malato che stanno subendo pressione da parte dei medici e dei parenti stessi per donare una parte del proprio corpo, fate attenzione a non confondere un atto di buonismo indotto con un atto di generosità, questa “disattenzione” potrebbe costarvi la vita.
Comitato Giovani - Matteo Ciarimboli
Presidente - Nerina Negrello
Versione scaricabile e stampabile
Ringrazio Corrado per la segnalazioneArticolo correlato: Il trapianto a cuore battente
Se "donare" è un "gesto d'amore" come è possibile che questo gesto porti tanto dolore? La chirurgia sostitutiva che sfida la natura e fa leva sulle nostre paure e sui nostri sentimenti, porta vita o morte? Salute o patologia? Felicità o infelicità? Quel padre che non ha saputo rifiutare il sacrificio del figlio, vivrà? E quanto vivrà con i farmaci antirigetto e il rimorso che lo attanaglia? Per la presunzione dei chirurghi comunque due persone sono già morte. I media ribadiscono ogni giorno che l'espianto di rene o parte del fegato da vivente sano non comporta rischi, ma i fatti dimostrano il contrario (vedi Comunicato Stampa 03.07.07 “Ictus mentre dona il midollo” www.antipredazione.org). Viene quotidianamente sottolineato che il trapianto è vita, ma allora come si spiega che Gaetano sia entrato vivo in sala operatoria e ne sia uscito morto?
Al sud dove i malati dichiarati in cosiddetta “morte cerebrale” sono protetti dall'amore dei familiari che si oppongono all'espianto a cuore battente, la donazione da viventi sani potrebbe essere cavalcata dai chirurghi per ottenere un rene, parte di fegato e midollo, sempre facendo leva sul legame d'amore familiare.
Il Comitato Giovani della Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente lancia un appello a tutti i ragazzi con un familiare malato che stanno subendo pressione da parte dei medici e dei parenti stessi per donare una parte del proprio corpo, fate attenzione a non confondere un atto di buonismo indotto con un atto di generosità, questa “disattenzione” potrebbe costarvi la vita.
Comitato Giovani - Matteo Ciarimboli
Presidente - Nerina Negrello
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Ringrazio Corrado per la segnalazioneArticolo correlato: Il trapianto a cuore battente