21 settembre 2007


Trentacinque anni da scontare

Migliaia di lavoratori ogni giorno compiono il proprio dovere. Escono di casa e si recano al posto di lavoro, a volte impiegano diversi minuti, qualcuno anche più di un’ora per raggiungere la sede lavorativa. In media lavorano otto ore al giorno, un’ora di pausa pranzo e poi tutti di nuovo imbottigliati nel traffico per il rientro a casa. Mi chiedo quale sia il metro per giudicare una civiltà. Leggo il primo articolo della costituzione italiana e resto qualche istante a pensare.


L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Analizzando la prima frase aggiornata ai nostri giorni, il significato sembra dire: L’Italia è uno Stato governato dalle banche, le quali in modo non democratico esercitano la loro repressione e controllo sulla popolazione attraverso il lavoro. La sovranità non appartiene al popolo, in quanto i partiti politici decidono chi candidare e chi eleggere, il popolo è chiamato solo a svolgere un compito privo di significato, come l’elezione di un candidato. I partiti politici sono in una scala gerarchica inferiore rispetto alle banche e ai poteri occulti. Questo significa che ogni candidato, se pur con maglia di colore diverso, gioca nella stessa identica squadra, gestita da un sistema elitario di potere.

A questo punto andare a lavorare non ha più il compito di far progredire la società ridistribuendo i beni prodotti, è diventato un modo per reprimere il pensiero e la vita delle persone. Otto ore al giorno con “un’ora d’aria” per il pranzo, assomiglia molto di più alla vita in un carcere, piuttosto che una vita sociale libera. L’uomo nasce libero e parte integrante di un sistema che lo vuole artefice e libero di esercitare le sue abilità nel pieno rispetto dell’ambiente circostante. Viviamo in un sistema che non ci permette di sognare e di realizzare quello che è più adatto a noi stessi. Il dover lavorare per produrre beni senza un reale valore aggiunto, non contribuisce a soddisfare i bisogni dell’uomo. La privazione di affetti, di vita sociale e di spazi aperti, impoverisce lo spirito e la mente umana. Stiamo pian piano diventando cyborg privi di cuore, che svolgono un compito che a ben pochi sembra essere chiaro. Il nostro compito è arricchire un numero ristretto di persone che a loro volte investono i profitti per controllarci e annientarci. La medicina, la tecnologia, l’inquinamento e l’iperproduzione servono per lobotomizzare l’uomo e renderlo innocuo.

Un uomo libero di pensare, di esprimere proprie opinioni, è pericoloso. Pericoloso perché può coinvolgere altre persone, può innescare meccanismi di risveglio in altri uomini che sono “addormentati”. Le onde elettromagnetiche che bombardano le nostre menti attraverso telefonini, televisione e tutto quello che ci circonda, ci rendono deboli e immuni a quello che succede intorno a noi. Aumentano programmi televisivi che riempiono i vuoti generati dalle nostre misere vite, passatempi privi di significato che colmano la mente di colori e suoni adatti a non farci pensare. Questo sistema non può avere futuro, è ora di ritrovare la giusta collocazione dell’uomo sul pianeta, è ora di distruggere le false credenze, i sistemi precostituiti da altri, per far posto a menti aperte al nuovo, all’ Armonia e all’Amore.