Le esecuzioni capitali nei Paesi in cui ancora vige la pena di morte sono in costante diminuzione. Ogni anno c'è un calo delle persone giustiziate ed una maggiore sensibilizzazione del problema a livello globale. La Cina, l'Iran e l'Arabia Saudita guidano questo macabro primato risultando ancora una volta i tre Paesi che hanno giustiziato più persone nel 2006. In Africa la situazione sta migliorando molto velocemente e le esecuzioni sono ormai una pratica in disuso, confinate a pochissimi Stati. Nel continente americano resta invece il primato degli Stati Uniti, unico Paese che utilizza la pena capitale. La situazione è molto triste se pensiamo che gli americani si sentono primi al mondo in materia di democrazia e libertà. Togliere la vita a chi ha tolto la vita non ha nessun fondamento etico, religioso o morale. In uno stato di diritto tutti i cittadini andrebbero garantiti e trattati come esseri umani, la conversione della pena di morte al carcere a vita oggi sembra essere l'unica soluzione possibile. Mi rendo conto della delicatezza del problema e del dolore delle famiglie delle vittime di episodi di cronaca nera, però mi rendo anche conto del dramma umano che si consuma nel braccio della morte. Mi chiedo come possano dormire sonni tranquilli i giurati che condannano a morte uomini e donne simili a tutti noi. L'impossibilità di avere una seconda possibilità, di redimersi e di integrarsi nuovamente nella società, mi sembra una pena troppo eccessiva anche per un criminale. La pena di morte non è un utile deterrente per il calo d i episodi di violenza e omicidi, le statistiche dimostrano come la criminalità organizzata sia più legata ad un disagio sociale, piuttosto che ad un semplice regolamento di conti o al raptus omicida. Charles A. Nealy verrà giustiziato il 16 Novembre in Texas e sarà l'ennesimo uomo a morire in America.