12 marzo 2007


La punizione è servita

La risposta americana alla decisione di non aumentare il contingente italiano in Afghanistan non si è fatta attendere molto. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha dichiarato che l’Italia non è un Paese protetto dal sistema missilistico americano. Ufficialmente la motivazione dell’esclusione italiana è stata giustificata dalla posizione geografica. Infatti Italia e Grecia e Turchia sono molto a sud e troppo vicine al gettito dei missili iraniani. La realtà invece è che gli Stati Uniti vogliono ancora una volta ribadire la propria autorità in materia di politica estera e difesa della Stato italiano. Come al solito queste dichiarazioni vengono abilmente confezionate e sbandierate sulle maggiori testate giornalistiche per alimentare il clima di tensione riguardo al prossimo conflitto iraniano. La “disobbedienza” del governo italiano viene punita con altrettanta arroganza dai padroni del mondo. L’Italia viene ridimensionata a vile servitrice ed esclusa dal tavolo dei potenti. Ancora una volta la nostra credibilità viene calpestata e ridicolizzata agli occhi del mondo. Francamente sono davvero contento di non appartenere a nessun programma aggiuntivo di protezione aerea. Le ormai note forze di occupazione NATO sul territorio italiano sono già più che sufficienti. È giunto il momento che i nostri cari “liberatori” (colonizzatori) facciano le valigie e tornino da dove sono venuti!

11 marzo 2007


Nessun applauso per Bush

Il viaggio in Sud America di Bush si sta svolgendo fra manifestazioni di protesta e disordini di piazza. Quello che per molti doveva essere la tappa obbligata per riportare la figura degli Stati Uniti a livelli accettabili in America Latina è diventato l'inizio di una serie di manifestazioni contrarie all'imperialismo americano. La politica del cowboy texano ha incrinato negli ultimi anni ogni forma di collaborazione costruttiva. Oggi il peggior presidente americano di tutti i tempi sta cercando di salvare il salvabile, ora che tutto il mondo sta voltando le spalle al Paese più potente del mondo. Lo strapotere di Hugo Chavez in Venezuela sta trascinando una nuova ondata di socialismo intelligente in tutto il continente. La politica per una volta mette al centro le persone e le loro esigenze sociali. I problemi della gente vengono tenuti in considerazione e la situazione economica bolivariana fa ben sperare per un nuovo fronte economico positivo in tutto il Sud America. Nel frattempo da tutte le testate giornalistiche e dai dossier nostrani, si percepisce la contrarietà al governo venezuelano. Chavez è finito per diventare un capro espiatorio, il nuovo diavolo da sconfiggere, il nuovo pericolo per la democrazia. In Brasile le persone scendono in piazza per manifestare il loro profondo dissenso verso l'imperialismo e lo sfruttamento delle risorse da parte degli statunitensi. In Italia simili manifestazioni sono pura utopia. Il semplice dissentire dalla politica americana ci marchia come anti-americani e contribuisce a renderci succubi di un sistema oligarchico completamente fuori da ogni regola democratica. La vera democrazia è quella espressa delle manifestazioni di piazza, dal popolo e i suoi rappresentanti, di certo non da persone che siedono in parlamento per curare i propri interessi economici da diverse generazioni.

1 marzo 2007


Il sogno di un ragazzo

Questa è la storia di un ragazzo normale, potrei essere io, potresti essere tu, potrebbe essere chiunque abbia a cuore un sogno di libertà.

C'era una volta un ragazzo. Cresciuto con dei sani principi di uguaglianza e rispetto aveva una visione del mondo speciale. Era affascinato dalle piccole cose, le trovava uniche e di rara bellezza. Aveva studiato a lungo la storia moderna e passata e aveva ben chiaro nella sua mente il concetto tra bene e male, tra giusto e sbagliato. Sapeva distinguere con chiarezza cosa fare negli avvenimenti importanti della propria vita.

Crescendo aveva iniziato a relazionarsi con gli altri e a volte trovava difficile spiegare determinate dinamiche di cui era spettatore. Il ragazzo proveniva da una famiglia alla quale non era mai mancato nulla. Il padre lavorava in un ente pubblico e la mamma era casalinga a tempo pieno da quando lui era nato. Non avendo a disposizione il superfluo aveva ben chiaro la differenza fra cosa era utile e cosa invece serviva solo a rendere la realtà effimera. All'età di diciotto anni finalmente ebbe la possibilità di esprimere il suo voto e contribuire alla costruzione di una vita politica che sentiva molto importante.

Pur non avendo ben chiara la differenza fra i vari schieramenti, aveva studiato le varie ideologie trovando i pro e i contro in ciascuna di esse. Quello che era chiaro nella sua mente era il concetto di giustizia sociale e di pace. Il solo pensare ad un'arma o a una guerra lo portavano ad un livello di tristezza sconfinato, che lo facevano star male a lungo. Nel corso degli anni il ragazzo si rese conto che gli ideali associati alla politica o il senso stesso dell'appartenenza ad una classe sociale non lo trovava pienamente d'accordo con le scelte adoperate nella pratica. Vedeva il suo Paese contribuire a distruggere la dignità di altri Paesi, vedeva partire in missioni di guerra suoi coetanei che non avevano ben chiaro il rischio a cui andavano incontro. Vedeva tornare gli stessi giovani e morire di leucemia dopo pochi anni, lasciando nello strazio mogli, madri e figli.

Vedeva un Paese che rinnegava i propri principi scritti nero su bianco sulla costituzione per difendere gli interessi corporativi degli alleati più potenti. Tutto questo accresceva in lui un senso di totale impotenza e rendeva ogni giorno il suo cuore più piccolo. Si sentiva di dover urlare al mondo intero che tutto questo fosse sbagliato, che la guerra non potrà mai portare nulla di buono, che la tortura non porterà mai la pace e che ogni forma di prevaricazione sociale non sarà in grado di avere famiglie sane e piene di amore.

Sembrava voler scendere da un treno che andava a migliaia di chilometri orari senza meta e senza destinazione, avrebbe voluto fermarsi e parlare con i suoi amici per spiegare che tutto questo era assurdo, che tutto quanto andava contro il disegno perfetto della madre natura che invece voleva gli uomini felici e uniti fra loro. Le rare volte che incontrava persone che la pensavano come lui la flebile fiammella che ancora era accesa nel suo cuore riprendeva vigore e dava la carica per continuare una battaglia contro le ingiustizie e le atrocità a cui assisteva. Pian piano che cresceva, il ragazzo si scoraggiava, non percepiva nessun miglioramento, ne tanto meno una nuova fase positiva nella propria vita.

Spesso si trovava a discutere animatamente fino al punto da essere considerato pazzo, paranoico e con forti disturbi della personalità. Il ragazzo a tutte queste accuse rispondeva che voleva solo comprendere perché mai l'uomo raggiunge questi livelli di malvagità e persevera nella distruzione di un qualcosa che gli è stato donato e andrebbe preservato. Spesso la sera si trovava ad alzare gli occhi al cielo, scrutava nell'infinito un qualcosa che potesse venire in aiuto e spesso invece lo sguardo si scontrava su delle strane nuvole che tutto offuscavano e coprivano come il fumo della discoteca. Cercava di mettere a fuoco meglio con tutta la forza, ma nulla gli permetteva di vedere oltre al grigiore che raggiungeva l'orizzonte.

A volte credeva che quel grigiore avesse riempito i cervelli di molte persone, che proprio quella nebbia avesse contribuito ad offuscare le menti e a rendere tutto così irreale. Oggi quel ragazzo non sa più come manifestare il suo dissenso, la sua volontà di costruire un mondo migliore. Si trova a dover esser manipolato da abili propagandisti che rincorrono persone che dipingono stelle su citofoni e muri. Quelle persone che come lui provano un profondo disagio e senso d'impotenza. Quelle persone che conservano ancora un animo romantico, che credono che un gesto possa ancora dar vita ad un risveglio planetario, che sperano che più gesti insieme possano creare un mondo migliore.