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14 agosto 2024


Il potere della Parola

La Parola, Yahushua


Ogni cosa è stata fatta per mezzo della Parola; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. (Giovanni 1:3) 


Il primo capitolo del vangelo di Giovanni conferma ciò che è scritto in Genesi, la Parola (Yahushua) ha creato ogni cosa. Vorrei sottolineare l’importanza della parola, delle parole, di ciò che ognuno nel mondo esprime attraverso questo dono che ci è stato concesso. La parola ha un potere immenso, ha il potere di compiere opere di bene o distruggere ogni cosa. 


Le parole che utilizziamo determinano bene e male


Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della vita. (Proverbi 4:23) 


Edificare, che significa costruire; consolare, che significa confortare l’oppresso o il sofferente; condividere, che è la base dell’amore sincero; amare, che è l’espressione stessa del principio di El... sono solo alcuni esempi di come l’uomo possa usare le parole, la manifestazione di ciò che esprime il cuore, che se ben diretto può trasformare le nostre vite.


La lingua che veicola le parole, può essere usata anche per distruggere, come affermano le scritture sia nel vecchio che nel nuovo testamento:


Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e siano spinte da venti impetuosi, sono guidate da un piccolo timone, dovunque vuole il timoniere. Così anche la lingua è un piccolo membro, eppure si vanta di grandi cose. Osservate: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta! Ma la lingua, nessun uomo la può domare; è un male continuo, è piena di veleno mortale. (Giacomo 3:4-5,8) 


Riflettere su cosa esprimiamo con la lingua e quale sia la responsabilità che ogni uomo ha nei confronti del prossimo è il primo passo per riconoscere chi siamo veramente e chi mostriamo di essere. I nostri comportamenti possono essere lame di verità che distruggono la menzogna, possono essere un fuoco che brucia di zelo, oppure la condanna a morte verso la perdizione eterna. Il semplice fatto che tutta questa creazione sia stata creata dalla Parola, dovrebbe convincere ognuno della sua importanza, di come il nostro spirito possa risiedere nella giustizia oppure nella menzogna.


La confusione delle lingue


«Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra».  Yahuveh discese per vedere la città e la torre che i figli degli uomini costruivano. Yahuveh disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. Scendiamo dunque e confondiamo il loro linguaggio, perché l'uno non capisca la lingua dell'altro!» Così Yahuveh li disperse di là su tutta la faccia della terra ed essi cessarono di costruire la città. Perciò a questa fu dato il nome di Babele, perché là Yahuveh confuse la lingua di tutta la terra e di là li disperse su tutta la faccia della terra. (Genesi 11:4-9) 


Come fu ai tempi della torre di Babele, così oggi possiamo sperimentare questa confusione nelle lingue. Avevano una lingua sola e Yahuveh fu costretto a confondere questi uomini, più desiderosi di contendere contro di Lui, piuttosto che vivere uniti nello Suo spirito. Perché tanta confusione? Perché l’uomo non ha interesse a sottomettersi al Creatore, ma preferisce primeggiare, seguire la via della conoscenza che per prima desiderò Eva, a fare ogni cosa per appagare il proprio ego. Per questo oggi c’è così tanta incapacità di comprendersi tra simili, è più facile cercare la propria realizzazione che perseguire una via che unisca gli esseri umani sotto lo spirito di El. Questo esiste da secoli ed oggi usare le parole in modo corretto è una scelta di grande ubbidienza, perché significa comprendere il progetto iniziale di Yahuveh, che certamente voleva un’umanità unita e coesa, e che ancora oggi lo spirito vuole ricondurre ad una stessa lingua, nel quale gli intenti comuni sono gli stessi di El, nei quali Yahushua è Re e Signore insieme ai santi e ai giusti. Senza approfondire tutte le sfaccettature di questo passaggio scritturale, è bene avere a mente che possiamo davvero aspirare alle cose celesti, perché ogni cosa concorre al bene di chi opera per il Bene, così come la lingua del futuro sarà quella spirituale, non quella che oggi stanno scimmiottando con i falsi prodigi della “scienza”.


Il comportamento


Immaginiamo una giornata che inizia ringraziando Yahuveh per la vita con gratitudine sincera, che inizia pensando a Lui e a quanto si possa fare di buono per mezzo di ciò che lo spirito santo suggerisce ai cuori degli umili, pensiamo a quanto i nostri pensieri possano diventare netti di fronte al Creatore, semplicemente chiedendo che siano da lui diretti, senza nessuna nostra interpretazione personale. Questa è la vita che dovrebbero desiderare le creature che amano la Vita, che amano la pace vera e che operano per distruggere le fortezze di satana.


Altra giornata è quella di chi non si rende conto del male che procura attraverso la lingua, che usa abilmente per distruggere e disgregare l’opera del Padre che compie attraverso tutte le creature visibili e invisibili. Certo è una battaglia persa in origine dagli spiriti decaduti, ma procura in ogni caso problemi, peccati e ingiustizia fino alla morte eterna. Questo non può essere la scelta consapevole di un discepolo, che si deve separare delle menzogne del mondo, pur vivendo nel mondo, facendo attenzione ad ogni tipo di contaminazione spirituale con chi desidera e pratica il male. Questo è il potere immenso che possiamo esprimere con la lingua che veicola i nostri pensieri, come afferma Yahushua:


Ma ciò che esce dalla bocca viene dal cuore, ed è quello che contamina l'uomo. (Matteo 15:18) 


Possiamo scegliere di meditare la Parola giorno e notte come scrive il salmista, oppure decidere di essere contaminati dal nostro cuore ingannevole, che altro non cerca che la propria brama egoistica, come un buco nero che inghiotte ogni cosa gli si avvicini.


Le relazioni


Siamo tutti immersi in un mondo di relazioni, anche colui che è più isolato rispetto ad altri, deve necessariamente avere relazioni con altri uomini. La nostra responsabilità nelle relazioni è proprio quella di agire per renderle sane, protette dal male, ripiene di amore, di giustizia, di pace. Ognuno ha l’obbligo di fare questo se non vuole vivere in balia di demoni che posseggano la mente e la lingua di ognuno di noi. Quanti di noi hanno sperimentato sensazioni di disagio con alcune persone che sembravano “negative” o “disturbanti”? Questa è un’esperienza comune, ma l’intelligenza che viene dall'Alto ci impone di essere noi luce per loro, di illuminare questi spiriti, affinché possano essere guariti dalla Parola. 

Ma tutte le cose, quando sono denunciate dalla luce, diventano manifeste; poiché tutto ciò che è manifesto, è luce. Per questo è detto: «Risvegliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Yahushua ti inonderà di luce». (Efesini 5:13-14) 


Piuttosto che vedere il male negli altri cominciamo a vedere il male che è in noi, che è la cosa più difficile, perché impone una sincerità totale verso noi stessi e soprattutto verso chi vede oltre noi stessi, lo spirito santo. Questo esercizio non solo è utile per noi e per le nostre relazioni, siano esse di lavoro, di amicizia, di parentela o familiari... ma consente di farci trovare veramente senza difetto e in pace, pronti ad essere noi stessi veicoli di una lingua addestrata alla giustizia. Ogni persona vive una propria esperienza terrena, una propria storia fatta di momenti felici e altri di grande afflizione, momenti nei quali spesso si può perdere la fede in Yahuveh. Questo non deve accadere mai, perché significherebbe rifiutare la vita che ci è stata donata, come dire che la nostra vita non ha senso di essere vissuta. Queste estratto del Salmo 17 ci mostra un modo corretto per uscire dai momenti difficili, chiedendo a Yahuveh l’aiuto con fede incondizionata.


Yahuveh, ascolta ciò che è giusto, sii attento al mio grido; porgi orecchio alla mia preghiera che non viene da labbra ingannatrici. Dalla tua presenza venga alla luce il mio diritto; gli occhi tuoi riconoscano la rettitudine. Tu hai scrutato il mio cuore, l'hai visitato nella notte; mi hai provato e non hai trovato nulla; la mia bocca non va oltre il mio pensiero. Quanto alle opere degli uomini, io, per ubbidire alla parola delle tue labbra, mi son guardato dalle vie del violento. I miei passi si son tenuti saldi sui tuoi sentieri, i miei piedi non hanno vacillato. Io t'invoco, perché tu m'esaudisci, o Yahuveh; inclina verso di me il tuo orecchio, ascolta le mie parole. (Salmi 17:1-6) 


Questa è una testimonianza di fronte alle creature visibili e invisibili che la nostra lingua è attenta e non si lascia contaminare (dominare) nelle prove della vita.


Giustificazione o morte


Poiché in base alle tue parole sarai giustificato, e in base alle tue parole sarai condannato. (Matteo 12:37) 


Ognuno è responsabile delle proprie parole, che sono scritte nel libro della vita e che saranno usate contro di noi nel caso di condotta malvagia e mancato ravvedimento, perché ogni parola e azione sarà pesata da Colui che può giudicare. Per questo essere giustificati da Yahushua, avendo riconosciuto la nostra condizione di peccatori e avendo chiesto che ogni nostro peccato fosse cancellato, significa confidare in Lui e vivere in pace con tutti, perché le azioni di chi desidera il bene saranno necessariamente volte al bene. Questo processo, che per un discepolo inizia il giorno del proprio battesimo, diventa un percorso di ravvedimento continuo, che volge alla santificazione della propria vita.


Come usare le parole che esprimiamo per guarire, calmare e lodare Yahuveh


Ora che abbiamo compreso quanto potere ha la lingua, possiamo comprendere meglio anche quale sia la via maestra per usarla al meglio:


La mia lingua celebrerà la tua giustizia, esprimerà la tua lode per sempre. (Salmi 35:28) 


Ogni lingua confessi che Yahushua Ha’MashYah è l’Adonì, a gloria di Yahuveh nostro Padre. (Filippesi 2:11) 


La bocca del giusto esprime parole sagge e la sua lingua parla con giustizia. (Salmi 37:30)


C'è chi, parlando senza riflettere, trafigge come spada, ma la lingua dei saggi procura guarigione. (Proverbi 12:18) 


Queste scritture sono cristalline, vorrei solo esprimere quanto potere possano avere le parole per guarire. Molti pensano ai doni dello spirito come ad un qualcosa di magico, di spettacolare, di segni e prodigi che trasformino la materia come i miracoli di Yahushua, ma oggi il vero potere di guarigione è la Parola stessa. Quante volte abbiamo corretto un bambino, abbiamo insegnato una cosa giusta a chi sbagliava, consolato un malato, sorretto chi aveva le ginocchia deboli... tutte queste cose sono l’espressione della Parola, che è guarigione. Pensare a questo ci rende partecipi dell’opera di salvezza di Yahushua, senza cercare chissà quale prodigio utile solo ad appagare noi stessi, ci proietta verso un futuro nel quale Yahushua è il guaritore e noi siamo coloro che conducono i dispersi verso l’ovile della sua salvezza.

Il dono delle lingue


Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi. (Atti 2:4) 


Questo versetto estratto da un contesto molto più ampio, descrive come nel giorno di Pentecoste lo spirito santo agì affinché genti di ogni luogo che si recavano a Gerusalemme, sperimentarono il dono delle lingue, perché se pur di idiomi e dialetti diversi, potessero esprimersi e rendere noto ciò che lo spirito doveva rivelare. Fu un momento che cambiò il paradigma spirituale del mondo e di fatto adempì la promessa fatta agli apostoli di attendere lo spirito santo una volta che Yahushua fosse morto e risorto. Pietro riuscì a parlare a moltitudini di persone che non potevano conoscere il suo stesso linguaggio (ne lo stesso apostolo avrebbe potuto farlo in tutti i dialetti presenti in quel momento) e questo evento diede inizio all'opera potente descritta in Atti.


La concezione moderna del dono delle lingue, che ha poco a che fare con la glossolalia, con parole alla rinfusa e senza significato, dimostra come lo spirito compia la sua opera e renda possibile ogni cosa attraverso la Parola. Se pur Paolo afferma di parlare più lingue, dice anche di preferire parole chiare per edificare la chiesa e oggi sappiamo che questa è la cosa più importante, perché è attraverso questa opera che la verità vince sulla menzogna, così come una profezia (parola di verità) è più utile di qualsiasi altro dono. 


Desiderate ardentemente l'amore, non tralasciando però di ricercare i doni spirituali, principalmente il dono di profezia. (1 Corinti 14:1) 


Cerchiamo quindi l’amore verso Yahuveh, parlando con parole di verità, di giustizia e di edificazione spirituale.


Parole per pregare


Le parole sono importanti anche per pregare il Padre nostro Yahuveh, lo stesso Yahushua ha lasciato un modello di preghiera che tutti possiamo usare, ma se leggiamo le scritture, ogni versetto è una preghiera, ogni passo esprime lo spirito santo che contiene l’esperienza dei nostri fratelli del passato, che serve oggi come modello da seguire. 


Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. (Matteo 6:7) 


Il MessYah chiarisce il senso spirituale riguardo alla preghiera, non usare tante parole significa non privare delle parole il loro significato e contenuto che vogliamo indirizzare verso Yahuveh. I pagani e i religiosi sono abituati a ripetere preghiere uguali decine di volte, pensate alle corone delle varie religioni, pensate ai mantra ripetuti all'infinito, non certo per raggiungere chissà quale vetta spirituale, ma piuttosto per entrare in contatto con stati di coscienza alterati, che non sono certo un bene da perseguire. Yahushua si appartava e pregava il Padre cercando parole per instaurare con lui un’intimità nella quale il sentimento di riconoscenza, di amore, di aiuto per la missione che stava compiendo, fossero un mezzo per unirsi spiritualmente a Yahuveh. Questo accade a chiunque preghi con rispetto, con timore reverenziale di fronte all'essere più elevato e santo che è il creatore YHVH. Le parole sono importanti e Yahushua è il mezzo con il quale noi dobbiamo pregare il Padre, tanto che dichiara di pregare NEL SUO NOME, non in altri nomi o epiteti che non hanno significato, o peggio hanno significato opposto che conduce ad altre divinità o potestà dell’aria.


Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di El. (Romani 8:26-27) 

 

Lo spirito verrà in aiuto di chi userà le parole con semplicità di cuore, con l’intento di chiedere al Padre il bene per gli altri, perché questa sarà la vera preghiera, che non necessita di grammatica, sintassi o sinossi, necessità di contrizione e umiltà di fronte Yahuveh, El di tutti gli elohim, che solo grazie a Yahushua potrà ascoltarci ed esaudirci a suo tempo, perché la preghiera del giusto ha effetto per chi cammina nello spirito santo. Possa YHVH aiutare e guidare ognuno di noi mentre impariamo e pratichiamo la giustizia.


La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero. (Salmi 119:105) 


In verità

11 agosto 2024


Gratitudine


Uno dei motivi per cui YHVH concede di avere figli è per insegnare qualcosa a noi stessi. Quando i bambini sono viziati e gli viene detto che non possono avere qualcosa, fanno il broncio e alcuni hanno scatti di ribellione. In genere questo rappresenta una brutta dimostrazione di malcontento e non è solo il risultato del loro stato emotivo, spesso è un modo per manipolare i genitori nel cedere per ottenere qualcosa. Questa condotta non è propria solo dei bambini, quando le cose non vanno per il verso giusto, a volte agiamo allo stesso modo verso il nostro Creatore, tendiamo a concentrarci sulla nostra percezione di come dovrebbero essere le cose, e quando non è così, ci lamentiamo e ci sentiamo scontenti, iniziamo a vedere il male ovunque e in ogni persona. L'opposto di questo atteggiamento è essere grati per quello che abbiamo, essere grati a Yahuveh che ci concede e dona ogni cosa, perché ogni cosa viene da Lui.

Lamento, lamentarsi


Ci sono molti esempi di lamentele nella Bibbia. L'esodo dagli egiziani e il tempo nel deserto furono molto difficili e molto spesso gli israeliti mormorarono per questo. Paolo insegna: 


Ora, queste cose avvennero loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo alla fine dei tempi. (1 Corinti 10:11)

 

Il Mar Rosso


Dopo che gli israeliti lasciarono l'Egitto, incontrarono il Mar Rosso davanti a loro e gli egiziani dietro di loro. Ecco come hanno reagito:


Quando il faraone si avvicinò, i figli d'Israele alzarono gli occhi; ed ecco, gli Egiziani marciavano alle loro spalle. Allora i figli d'Israele ebbero una gran paura, gridarono a YHVH, e dissero a Mosè: Mancavano forse tombe in Egitto, per portarci a morire nel deserto? Che cosa hai fatto, facendoci uscire dall'Egitto? (Esodo 14:10-11)

 

Mosè confortò il popolo con queste parole:


E Mosè disse al popolo: «Non abbiate paura, state fermi e vedrete la salvezza che Yahuveh compirà oggi per voi; infatti gli Egiziani che avete visti quest'oggi, non li rivedrete mai più. YHVH combatterà per voi e voi ve ne starete tranquilli». (Esodo 14:13-14)

 

L'acqua amara


Quando giunsero a Mara, non potevano bere l'acqua di Mara, perché era amara; perciò quel luogo fu chiamato Mara. Allora il popolo mormorò contro Mosè, dicendo: «Che berremo?» (Esodo 15:23-24)

Questo è ciò che Mosè ha fatto:


Egli gridò a Yahuveh; e Yahuveh gli mostrò un legno. Mosè lo gettò nell'acqua, e l'acqua divenne dolce. È lì che YHVH diede al popolo una legge e una prescrizione, e lo mise alla prova, dicendo: «Se tu ascolti attentamente la voce di YHVH che è il tuo El, e fai ciò che è giusto agli occhi suoi, porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché io sono Yahuveh, colui che ti guarisce». (Esodo 15:25-26)

 

Gli israeliti si lamentarono, ma Mosè confidò in Yahuveh.


Gli israeliti si lamentano del cibo


È il quindicesimo giorno del secondo mese dopo la loro partenza dall'Egitto ed è la terza volta che brontolano.


Tutta la comunità dei figli d'Israele mormorò contro Mosè e contro Aronne nel deserto. I figli d'Israele dissero loro: «Fossimo pur morti per mano di Yahuveh nel paese d'Egitto, quando sedevamo intorno a pentole piene di carne e mangiavamo pane a sazietà! Voi ci avete condotti in questo deserto perché tutta questa assemblea morisse di fame!» (Esodo 16:2-3)

La risposta di Yahuveh:


Allora Yahuveh disse a Mosè: «Ecco, io farò piovere pane dal cielo per voi; il popolo uscirà e ne raccoglierà ogni giorno il necessario per la giornata; così lo metterò alla prova e vedrò se cammina o no secondo la mia legge. (Esodo 16:4)

I libri di Esodo e Numeri hanno molti altri esempi, lo schema è sempre lo stesso, gli israeliti si trovarono di fronte a una situazione di sofferenza e invece di aspettare YHVH per chiedere aiuto, hanno temuto il peggio e iniziato a lamentarsi. Non hanno avuto fede, questo aspetto ci fa molto riflettere su come noi dimentichiamo il bene che riceviamo e che abbiamo ricevuto in momenti di prova o sofferenza nel nostro passato. YHVH ha fatto così tanto per loro e fa così tanto per noi oggi attraverso Yahushua.

Lamentarsi porta alla ribellione


Lamentarsi e mormorare si trasforma in una vera e propria ribellione, come scritto in Deuteronomio:


Ma voi non voleste andare e vi ribellaste all'ordine di Yahuveh, del vostro El; mormoraste nelle vostre tende e diceste: «YHVH ci odia; per questo ci ha fatto uscire dal paese d'Egitto per darci in mano agli Amorei e per distruggerci. (Deuteronomio 1:26-27)


Quando succede qualcosa che percepiamo come negativo, ci sentiamo delusi o arrabbiati e quindi iniziamo a lamentarci. Mentre brontoliamo, iniziamo ad analizzare la situazione, cercando di capire perché questo sia accaduto e quale sarebbe il possibile scenario peggiore, la paura insorge e iniziamo a credere a queste bugie che abbiamo inventato nelle nostre menti. In questa fase, il passo logico successivo è ribellarsi a chiunque riteniamo responsabile della situazione, e molto spesso, come credenti, riteniamo YHVH responsabile, nonostante l’avvertimento che El rivela a Samuele sulla ribellione.


La ribellione è considerata stregoneria


Infatti la ribellione è come il peccato della divinazione, e l'ostinatezza è come l'adorazione degli idoli e degli dèi (elohim) domestici. Poiché tu hai rigettato la parola di Yahuveh, anch'egli ti rigetta come re (riferito a Saul, ndr). (1 Samuele 15:23)

Facciamo spesso come hanno fatto gli israeliti, ci lamentiamo per mancanza di fede e dimentichiamo anche tutto ciò che YHVH ha fatto per noi. Tendiamo a concentrarci solo sull'evento o sulla prova momentanea, senza guardare con gratitudine alla sua liberazione, in questo dovremmo essere più sinceri verso noi stessi e soprattutto verso Yahuveh.


Lo spirito santo mette alla prova


YHVH ci ha dato comandamenti da rispettare per trarre vantaggio dalle prove della vita, per avere una via maestra da percorrere, essi sono un modo per verificare la nostra fedeltà nei suoi confronti. Quando scegliamo di obbedire a YHVH scegliamo la vita, sia nel fisico che nello spirituale, lui è saggezza ed amore, vuole il meglio per noi e tutto ciò che ci chiede è di essere giusti, di vivere la nostra vita come testimonianza vivente della sua giustizia. Questo dovrebbe bastare a rendere grazie in ogni occasione.


Essere grati

Lo stesso Paolo conferma per mezzo dello spirito santo, quale dovrebbe essere l’atteggiamento spirituale di un vero discepolo in ogni occasione:


In ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Yahuveh in Yahushua verso di voi. (1 Tessalonicesi 5:18)


Se crediamo che YHVH abbia il controllo di tutto, dobbiamo credere che qualunque cosa ci accada è per il nostro bene o per glorificarlo.


Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano El, i quali sono chiamati secondo il suo disegno. (Romani 8:28)

E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Yahushua Ha’MashYah. (Filippesi 1:6)

 

Questa è la nostra missione, vivere in questo spirito, avendo fede nel piano di Yahuveh per noi e per il suo popolo. Vediamo solo in parte e quando quella parte che vediamo, non si allinea alla nostra percezione di come dovrebbero essere le cose, tendiamo a lamentarci, questo nel tempo conduce al peccato, come afferma anche il fratello Giacomo. Oggi possiamo onorare YHVH con il sacrificio delle nostre labbra, la preghiera, possiamo trasformare i nostri pensieri in bene, rinnovando costantemente il processo di ravvedimento che opera in noi attraverso lo spirito santo, operare il vero combattimento spirituale, che assume più il senso di difesa dello spirito santo piuttosto che la contesa contro lo spirito santo.


Per mezzo di Yahushua, dunque, offriamo continuamente a El un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome. (Ebrei 13:15)


Come dunque avete ricevuto Yahushua, l'Adonì, così camminate in lui; radicati, edificati in lui e rafforzati dalla fede, come vi è stata insegnata, abbondate nel ringraziamento. (Colossesi 2:6-7)


Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con rendimento di grazie. (Colossesi 4:2)


Avere un atteggiamento di gratitudine


Gli effetti che cambiano la vita nell'avere un atteggiamento di gratitudine sono stati scientificamente provati, non che abbiamo bisogno della scienza per dimostrare che la Bibbia è la verità, ma è sorprendente sapere che può essere provato per coloro che non credono. Avere un atteggiamento di gratitudine crea emozioni positive e questo allarga il cuore, lo spirito santo fluisce in noi ispirandoci a fare opere di bene, a dedicare tempo all'edificazione spirituale, a creare occasioni nuove di testimonianza, nonché appaga il nostro spirito che riceve una parte di benedizioni da Yahuveh stesso.


Ogni volta che incontriamo una situazione difficile, abbiamo due opzioni, possiamo scegliere di avere paura e scadere nel lamento e nella negatività, oppure avere fede. Se temiamo, inizieremo a brontolare e ci ribelleremo contro YHVH. Questa ribellione causerà una serie di problemi, che potranno essere anche fisici, la malattia stessa è una causa del peccato e di questo spirito. Tuttavia, se avremo fede, saremo grati sapendo che YHVH ha il controllo delle nostre vite, saremo in grado di affrontare ogni situazione sapendo che non siamo soli e che YHVH ci mostrerà una via d'uscita, sia personale, sia per il suo popolo.

Quindi, possiamo scegliere di avere un atteggiamento di gratitudine e aspettare YHVH con fede, oppure possiamo continuare nella paura, nel brontolio e nella ribellione e subirne le conseguenze. Possiamo dire la verità solo se conosciamo la verità, è inutile mentire a se stessi, lo studio della parola di YHVH deve essere parte di noi, ogni volta che un pensiero devia dalla Via, dobbiamo tornare alla parola di verità, perché possiamo tutto attraverso Colui che ci fortifica. (Filippesi 4:13)


In verità


Credits: setapartpeople.com

12 giugno 2020


Quale linguaggio utilizzava Yahushua e i suoi discepoli?

Yahushua nacque da discendenza ebraica e insegnò ai suoi discepoli nella sua lingua originaria (ebraica e aramaica). I discepoli di Yahushua erano anche conosciuti come ebrei, ebrei israeliti. Yahushua e il suo popolo vivevano sotto l'occupazione romana, ma la loro lingua e identità spirituale, come popolo ebraico, era fondata sulla Torah, la Legge di YHVH.

Mentre la trasmissione orale dell'insegnamento di Yahushua si diffondeva a un pubblico più ampio, i discepoli scrissero della loro esperienza con Yahushua in ebraico e aramaico, a beneficio di altri che non erano testimoni oculari come loro, sulle cose che Yahushua insegnava e compiva. Ma anche prima che venissero scritti resoconti sulla vita di Yahushua, i suoi insegnamenti e la sua fama furono diffusi tra i Greci, anche in lingua greca.

Coloro che seguono YHVH e il Suo unigenito Yahushua, lo fanno ad esclusione di tutte le altre religioni ed elohim. YHVH chiama chi vuole, sia greco che ebreo, ossia tutti coloro che permettono ai comandamenti di Eloah di essere scritti nel proprio cuore, questo è “il residuo di popolo separato (kedoshim)” che YHVH distingue.

"Voi avete visto ciò che ho fatto agli Egiziani, e come io vi ho portato sulle ali d'aquila e vi ho condotto da me. Or dunque, se darete attentamente ascolto alla mia voce e osserverete il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare, poiché tutta la terra è mia. E sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste sono le parole che dirai ai figli d'Israele"". (Esodo 19:4-6)

Anche prima del primo peccato di Adamo, YHVH ha stretto un'alleanza affinché l'uomo si unisse a Lui come unico e solo Eloah degli Elohim e nel corso della storia, YHVH ha cercato di proteggere l'umanità dalla contaminazione con altri dei. YHVH ha sempre dimostrato il suo amore e la sua lealtà alla sua Creazione, ed ha sempre concesso la libertà di offrirci volontariamente per servirlo.

Il popolo eletto di YHVH e il Ger-Toshav (“i non ebrei”), vengono istruiti ai comandamenti e alle Leggi per entrare nell’Alleanza di YHVH ed essere un popolo "peculiare". Eloah ammonisce chiaramente coloro che seguono le vie dei pagani.

Distruggerete interamente tutti i luoghi dove le nazioni che state per scacciare servono i loro Elohim; sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verdeggiante. Demolirete i loro altari, spezzerete le loro colonne sacre, darete alle fiamme i loro Ascerim, abbatterete le immagini scolpite dei loro Elohim, farete sparire il loro nome da quei luoghi. (Deuteronomio 12:2-3)

Altre Scritture lo confermano, alcuni esempi sono in: (Esodo:20:3; 1Samuele 7:3; Luca 4:8)

Tutti coloro che seguono Eloah non devono contaminarsi con altri elohim. La cultura politeistica (nel nostro esempio quella ellenica) e la Torah non si possono mescolare, secondo ciò che è comandato da YHVH e Ha’MashYah.

Anche 1.000 anni dopo, i traduttori ebrei si rifiutarono di ellenizzare il nome di YHVH. Gli scribi ebrei erano così rispettosi del Nome di YHVH, che scelsero di inserire lettere paleo-ebraiche nel testo greco quando si menzionava. Dopo mille anni la Parola di YHVH, i dieci comandamenti, furono resi disponibili in lingua greca. Prima di questo, se i Greci volevano leggere la Parola di YHVH, dovevano imparare la lingua ebraica.

La lingua greca ebbe origine intorno all'800 a.C., nacque da una cultura politeistica che si differenziava come "modernizzata", custode della filosofia e della conoscenza, piuttosto che come dei precetti di un Eloah e della Sua Parola. YHVH si è sempre opposto alla "modernizzazione", come leggiamo in tutte le Scritture.

"Io sono YHVH, il tuo Eloah", che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avrai altri elohim davanti a me. Non ti farai scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non le servirai, perché io, YHVH, il tuo Eloah, sono un Eloah geloso che punisce l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano e uso benignità a migliaia, a quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non userai il nome di YHVH, il tuo Eloah, invano, perché YHVH non lascerà impunito chi usa il suo nome invano. (Esodo 20:2-7)

Il primo comandamento indica che YHVH è Eloah. Il Nome di YHVH non può essere traslitterato in un'altra lingua, perché all'interno del Nome c'è il significato perfetto di cosa rappresenti (“Mostrerò d’essere cioè che mostrerò d’essere”).

Il secondo comandamento è un divieto contro il frazionamento di YHVH nei nostri cuori, nella nostra mente e conseguentemente nelle nostre azioni. La prima rovina dell'uomo, è quella di dividere la sua lealtà tra YHVH e un'altra autorità. Molte persone suppongono che la loro lingua e cultura siano uguali a tutte le altre culture, ma non c'è niente sulla terra che l'uomo possa creare che sia uguale a YHVH, certamente non la "cultura" o le filosofie umane, contrarie ad Eloah. Ogni cosa infatti sussiste per mezzo di Yahushua, primizia di tutte le cose, immagine dell’Eloah dei viventi.

Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. (Colossesi 1:17)

La Parola insegna a non mettere nulla prima di YHVH, questo si riferisce ad ogni cosa che si interpone fra noi e Lui (culture, tradizioni, credenze, ...). Seppur vero che la testimonianza della Verità è annunciata in varie lingue nel mondo, questo non significa che il significato spirituale sia diverso o inquinato dalla cultura del luogo. In Paesi dove si pratica il politeismo, non significa che la Parola di Verità debba aderire a questa tradizione religiosa. Per questo il concetto stesso di religione, non può essere “in Verità”, perchè ogni religione contamina la Parola con dottrine umane.

La Scrittura ammonisce circa la contaminazione e l’adulterazione della Parola.

Non aggiungerete nulla a quanto vi comando e non toglierete nulla, ma impegnatevi ad osservare i comandamenti di YHVH, il vostro Eloah, che io vi prescrivo. (Deuteronomio 4:2)

Si raccontano storie rabbiniche su come la Torah fu diffusa in 70 lingue, in modo che tutti gli uomini avessero una certa comprensione della Scrittura, e certamente l'intenzione di YHVH è quella di far conoscere le sue Leggi a chiunque. Tuttavia YHVH parlava a Mosè nella lingua ebraica, YHVH non parlava in 70 lingue a Mosè. Se pur negli Atti degli apostoli di fronte all’apostolo Pietro, le persone parlassero in lingue, questo fu solo un segno dello Spirito Santo, a testimoniare che Egli era presente a Pentecoste, aveva una funzione specifica in quel preciso momento e per quel preciso scopo.

YHVH ha dato istruzioni di "non aggiungere, ne sottrarre nulla alla Parola", quindi non abbiamo bisogno di speculare, perché sappiamo che dall'inizio dei tempi, YHVH ha usato la lingua ebraica per rivelarsi. Ha chiamato uomini come Noè, Abramo, Mosè, i Suoi profeti e quelli con i quali stringe e rinnova il patto antico, perfezionato per mezzo di Yahushua. La rivelazione di YHVH avviene nel proprio spirito, nei pensieri, nella lettura della Sua Parola, quindi ci sono molti modi in cui si può avere accesso alla Verità di YHVH.

Eloah ha dimostrato nel tempo di proteggere ogni rivelazione, quando scribi e farisei ebrei masoreti hanno scelto di cambiare e distorcere la Torah. Sappiamo infatti, che da sempre hanno tentato di inquinare la Verità come afferma Geremia.

Come potete dire: "Noi siamo saggi e la legge di YHVH è con noi"? Ma ecco, la penna bugiarda degli scribi, l'ha resa una falsità. (Geremia 8:8)

Nel manoscritto “Kaboris”, più noto come “Peshitta”, si fa riferimento alla traduzione del Nuovo Patto in lingua aramaica. A prescindere dall’attendibilità di questo documento, lo stesso certifica che la trascrizione delle scritture relative a Yahushua e ai suoi discepoli fosse in lingua aramaica. Questo testo, che ancora rappresenta la Bibbia ufficiale della chiesa d’Oriente, contiene tutte le scritture del Nuovo Patto in aramaico.

"Con riferimento a l'originalità del testo di Peshitta, in quanto Patriarca e Capo della Santa Chiesa Apostolica e Cattolica d'Oriente, desideriamo affermare che la Chiesa d'Oriente ha ricevuto le scritture dalle mani del gli stessi apostoli beati nell'originale aramaico, la lingua parlata da nostro Signore Gesù Cristo stesso, e che il Peshitta è il testo della Chiesa d'Oriente che è disceso dai tempi biblici senza alcun cambiamento o revisione". (Mar Eshai Shimun - da Grace, Catholicos - Patriarca d'Oriente - 5 Aprile 1957)

Sono affermazioni molto contestate nel cristianesimo occidentale. L'idea sbagliata comune, secondo cui il Nuovo Testamento fu originariamente scritto in greco, persiste ancora oggi nella stragrande maggioranza delle confessioni cristiane. Molti studiosi e teologi riconoscono che gli apostoli e gli ebrei in generale, hanno parlato in aramaico e in effetti molti esempi di aramaico sopravvivono nei manoscritti greci del Nuovo Testamento. Tuttavia, continuano a sostenere che il Nuovo Testamento fu scritto in greco dagli Apostoli e dai discepoli di Yahushua.

La Chiesa d'Oriente ha sempre respinto questa affermazione.

“Crediamo che i Libri del Nuovo Testamento siano stati originariamente scritti in aramaico e successivamente tradotti in greco dai cristiani gentili del primo secolo in Occidente, ma mai in Oriente, dove l'aramaico era la lingua franca dell'Impero persiano. Si ritiene inoltre che dopo che i libri furono tradotti in greco, gli originali aramaici furono scartati, poiché ormai la Chiesa in Occidente era quasi completamente paganizzata e di lingua greca. Questo non era il caso dell’Oriente, che ebbe una maggioranza ebraica (specialmente a Babilonia) per un periodo molto più lungo. Anche quando la Chiesa d'Oriente divenne per lo più gentile, l'aramaico fu preservato e usato, piuttosto che tradotto nelle varie lingue vernacolari delle regioni ad est del fiume Eufrate.”

Del resto, anche a ovest del fiume Eufrate, in Terra Santa, il vernacolo principale era l'aramaico. Le lezioni settimanali di sinagoga, chiamate “parashah”, erano accompagnate da una traduzione aramaica orale, secondo tradizioni fisse.

In ogni caso, poiché il cambiamento è difficile da apportare, molti negano e discutono di ciò che è la verità evidente. Il manoscritto di Kaboris (Kabouris Codex, Peshitta) è stato oggetto di un duro attacco da parte della folla religiosa del primato greco, che teme che l'autorità delle scritture greche possa essere indebolita.

Ma tutti sanno che Yahushua e i suoi discepoli non erano greci e non veneravano né la lingua né la cultura greca o romana.

Quando l'ossario di Giacomo fu scoperto, imbarazzò la Chiesa cattolica, perchè fu scoperto che Yahushua aveva un fratello carnale e sua madre Miriam non rimase vergine dopo il concepimento del MessYah (Matteo 13:55-56). L'ossario ha messo in imbarazzo anche una manciata di ebrei che hanno dichiarato fosse una leggenda, tuttavia l’iscrizione contestata sulla tomba è stata confermata da archeologi israeliani e di tutto il mondo, che hanno testimoniato che l'iscrizione fosse autentica nella sua interezza.

"Ya'akov bar-Yosef akhui diYahushua", Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Yahushua.

La maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che un caro amico o un parente avrebbe fatto l'iscrizione, come era usanza, per assicurarsi l’originalità delle ossa nella tomba.

L'aramaico è una lingua gemella all'ebraico, è stato a lungo usato come linguaggio comune, anche per commenti e discussioni sulla Torah. L'ebraico sarà sempre il linguaggio delle letture formali della Torah, per una buona ragione, generazione dopo generazione i versi sono stati apprezzati, studiati e impressi nella memoria, per la conservazione e l'insegnamento alla generazione successiva, nella lingua in cui la Torah era nata in principio.

Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia, affinché l'uomo di Eloah sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera. (2 Timoteo 3:16-17)

Il Talmud babilonese fu scritto nel III-VI secolo nella "lingua franca" di Babilonia che era l’aramaico, ma non fu tradotto fino al 1520 d.C., quando un cristiano di nome Daniel Bomberg decise di tradurlo in inglese. Ci vollero mille anni prima che il Talmud babilonese fosse tradotto.

Se il nostro profondo desiderio è quello di imparare cose intime della Parola di Yahushua, allora dobbiamo comprendere i termini e le definizioni ebraiche e aramaiche, non c'è modo più semplice e veritiero.

Considerando alcuni scritti relativi a Paolo, possiamo dedurre alcune considerazioni. Paolo nacque in una famiglia benestante e fu mandato a Gerusalemme quando aveva tre anni per studiare sotto i più grandi saggi del tempo. Paolo era uno dei candidati a divenire un rav influente in Israele, per questo la chiamata di Yahushua assume un valore ancora più grande. Saulo imparò a memoria la Torah già dall’età di 13 anni, la scrittura conferma che fosse un fariseo molto zelante, il suo Maestro era Gamaliele.

Nell'udire che parlava loro in lingua ebraica, fecero ancor più silenzio. (Atti 22:2)

Perchè si specifica che parlasse in lingua ebraica?

L'obiettivo degli ardenti teologi del primato greco, fu di stabilire la lingua greca come autorità, così come i loro ideali ellenizzati (anti-Torah). Creare un Messia più simile a Zeus che a Yahushua l’ebreo. Testi come Khabouris e Peshitta, mostrano chiaramente che è impossibile che i primi seguaci di Yahushua fossero pensatori e scrittori greci.

Studiosi e ricercatori come Howard Gordon, Charles Cutler Torrey, Robert Balgarnie Young Scotts, James Trimm, Paul Younan, Andrew Gabriel Roth, Christopher Lancaster e centinaia di altri stanno fornendo montagne di prove e documentazione per dimostrare l'impossibilità di un primato greco per i Ketuvim Netzarym (scritti dei Netzarym).

Né può essere provato senza ombra di dubbio che l'apostolo Paolo abbia scritto qualcosa in lingua greca, è solo una teoria.

Per questo è molto importante guardare più in profondità nella vita e negli insegnamenti di Yahushua, facendo riferimento al contesto originario.

Il linguaggio di Yahushua era ebraico e aramaico, i termini e le definizioni del Regno furono dati secondo i suoi precetti e comandamenti. Ognuno di noi può ricevere ispirazione dallo Spirito Santo nel linguaggio dello Spirito, ma non dimentichiamo che è stata la PAROLA di YHVH che ha creato ogni cosa, la Parola è di suprema importanza per noi per connetterci con YHVH, la Parola è Yahushua (Giovanni 1:1-3).

L'invenzione di nuovi termini e definizioni greche per le parole ebraiche propagarono idee ellenistiche che esistevano molto prima che Yahushua venisse sulla terra. Il mondo pagano ellenistico cercò di proiettare le sue idee su Ha’MashYah, come tentativo di usurpare l'autorità e la purezza della Verità.

Epifanio disse riguardo ai discepoli ebrei di Yahushua, "sono piuttosto ebrei e nient'altro". Ciò che ha veramente sconcertato i fondatori della chiesa, fu la scoperta che i seguaci ebrei di Yahushua, continuavano a vivere come ebrei, ma i fondatori della chiesa avrebbero voluto che gli ebrei si conformassero agli stili e ai valori di vita ellenistici e pagani.

È consuetudine ebraica mantenere la tradizione orale, quindi non è insolito che passarono alcuni anni prima che i discepoli di Yahushua scrivessero delle loro esperienze con il Maestro. Gli scritti dei netzarym sono di fondamentale importanza nel loro contesto originale.

I sostenitori del primato greco sono ansiosi di proteggere le loro teologie, la "madre di tutto" è la teologia cristiana della "Trinità”, che sembra essere vecchia come Nimrod, Semiramis e Tammuz. La teologia del culto del sole (giorno del sole), del culto di Tammuz (messa di Cristo), di Ishtar (Pasqua), ecc... sono tutti culti palesemente pagani. La trinità non solo si adatta bene al pensiero ellenistico, ma anche la sua origine è pagana. Ci sarebbero molti meno ponti per l'ellenismo se i cristiani greci studiassero Yahushua nella sua lingua e tradizione, piuttosto che coniare nuovi termini, definizioni e metodologie greche che sono di origine pagana.

Non è solo una questione di conoscenza dell'ebraico o del greco, è una questione circa quale autorità scegliamo di seguire.

Conoscere e imparare l'ebraico in sé non condurrà una persona fuori dalla falsa religione, ci sono innumerevoli evangelisti cristiani a Gerusalemme che parlano l'ebraico al solo scopo di trovare ed ellenizzare gli ebrei nel cristianesimo pagano.

Ciò che ci porta fuori dall'inganno è l’opera dello Spirito Santo in congiunzione con la Parola di YHVH, se vogliamo conoscere Ha’MashYah dobbiamo studiare e meditare sulla Parola di YHVH, per comprendere la Sua volontà nelle nostre vite, proprio come fecero i netzarym del primo secolo, proprio come ancora oggi fanno i veri figli di Eloah.

Yahushua non pensava né insegnava in greco, insegnava in ebraico. È stato un grave errore per i traduttori coniare le parole greche e ridefinire i principi ebraici in una lingua e cultura ellenizzata, ha fatto sì che la "chiesa" rimanesse stagnante e si unisse strettamente al mondo decaduto. Yahushua fu ridotto a modello di Zeus, ogni domenica mattina la gente saliva al tempio di Zeus e cantava canzoni, inneggiando che Zeus avesse liberato la gente dalla schiavitù e li avesse liberati dalla Torah. Oggi i cristiani si inchinano e adorano Je-Zeus che è stato modellato dalle mani dei padri della chiesa, degli idolatri e dei pagani, questo è chiaramente ciò che Paolo affermò:

Infatti io so che dopo la mia partenza, entreranno in mezzo a voi dei lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge. (Atti 20:29)

Oggi riconosciamo che la Scrittura è giunta fino a noi e produce frutto per chi la osserva e la mette in pratica. Usare la Parola senza alcuna contaminazione dovrebbe essere non solo un comandamento, ma soprattutto il desiderio di ogni discepolo che vuole onorare YHVH e Yahushua, così come loro si sono rivelati a noi, sin dal principio.

Credere a Yahushua significa non appropriarsi di nessun diritto sulla Parola, ma amarla e rispettarla come la cosa più preziosa al mondo. Poiché in Lui viviamo, ci muoviamo e siamo, perchè in Lui confidiamo con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la forza, in Spirito e Verità.

Sia così per chi lo vuole... in Yahushua.

In Verità

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Credits:
http://mashiyach.com/meditations/was-the-new-testament-written-in-hebrew-or-greek/