Le parole anglosassoni sono entrate nella vita quotidiana e hanno modificato la percezione di concetti comuni a noi tutti. Welfare, stock option, subprime, sono solo un esempio di come la globalizzazione rispecchi anche il linguaggio comune. Non tutti (io fra questi) sono a conoscenza dei meccanismi che regolano l’economia, ma sforzando le meningi, non ricordo un periodo in cui non si parlasse di debito pubblico, di mutui e di interessi. Sembra che l’economia globalizzata non riesca a fornire le risposte ai continui indebitamenti degli Stati, ne il costante divario fra i Paesi occidentali e quelli del terzo mondo, che si allarga inesorabilmente, aggiungendo alla sua lista sempre nuovi ospiti. Apparentemente la politica sembra tentare di risolvere i problemi legati allo stato sociale e all’economia, tuttavia le politiche economiche da sempre sono sul tavolo ovale degli amministratori delegati delle più importanti corporazioni mondiali.
I governi risultano essere i vassalli dei sovrani, garantiscono gli investimenti dei padroni per arricchire sempre più le casse delle multinazionali. Meccanismi come il signoraggio rendono questo sistema perfetto. Un sistema basato su un debito infinito, milioni di euro che vengono immessi nel sistema economico, senza una controparte di valore reale. Questa ignobile pratica (che definirei crimine contro l’umanità) sta indebolendo e impoverendo le vite di ogni uomo sulla terra. Lavoratori schiavizzati a turni di lavoro strazianti, senza un futuro potenziale, senza la garanzia di una vita degna di essere chiamata tale. Le banche, veri padroni degli Stati, perpetrano le loro meschine politiche di sciacallaggio, senza che i governi loro vassalli, possano operare scelte in controtendenza. Questo enorme inganno prende forma ogni giorno, senza che nessuno dica nulla, senza che l’uomo medio possa ribellarsi allo scempio. Il benessere di un popolo è basato sulla ricchezza distribuita. Una ricchezza di beni condivisi, di valori e culture costruite con anni di civiltà. Sembra assurdo che pochi uomini gestiscano l’intero patrimonio economico mondiale, è assurdo che il popolo tema i governi, dovrebbero essere i governi a temere i popoli. Fra qualche mese le banche si troveranno a dover riacquisire migliaia di case, le stesse case che i poveri lavoratori hanno sperato di poter acquistare, in trent’anni di duro lavoro.
I mutui, nonostante le cospicue iniezioni di denaro a soccorso della crisi, continueranno a generare insolvenze, pian piano tutti i beni torneranno alla banche. A quel punto forse il sistema verrà ridimensionato, riportato ad un livello più umano e consono alle tasche dei cittadini. Tuttavia questa è una chimera, una speranza che forse non vedremo mai realizzarsi. Sappiamo che gli interessi degli speculatori continueranno a danneggiare i popoli, perché al peggio non c’è mai fine. Questo sistema, fondato sulla carta straccia, dovrebbe essere riconsegnato al mittente, dovremo creare delle micro economie locali e rilanciare il concetto di economia reale, un’economia basata sui beni come valore intrinseco e reale, basata su condizioni di vita eque per tutti.
I governi risultano essere i vassalli dei sovrani, garantiscono gli investimenti dei padroni per arricchire sempre più le casse delle multinazionali. Meccanismi come il signoraggio rendono questo sistema perfetto. Un sistema basato su un debito infinito, milioni di euro che vengono immessi nel sistema economico, senza una controparte di valore reale. Questa ignobile pratica (che definirei crimine contro l’umanità) sta indebolendo e impoverendo le vite di ogni uomo sulla terra. Lavoratori schiavizzati a turni di lavoro strazianti, senza un futuro potenziale, senza la garanzia di una vita degna di essere chiamata tale. Le banche, veri padroni degli Stati, perpetrano le loro meschine politiche di sciacallaggio, senza che i governi loro vassalli, possano operare scelte in controtendenza. Questo enorme inganno prende forma ogni giorno, senza che nessuno dica nulla, senza che l’uomo medio possa ribellarsi allo scempio. Il benessere di un popolo è basato sulla ricchezza distribuita. Una ricchezza di beni condivisi, di valori e culture costruite con anni di civiltà. Sembra assurdo che pochi uomini gestiscano l’intero patrimonio economico mondiale, è assurdo che il popolo tema i governi, dovrebbero essere i governi a temere i popoli. Fra qualche mese le banche si troveranno a dover riacquisire migliaia di case, le stesse case che i poveri lavoratori hanno sperato di poter acquistare, in trent’anni di duro lavoro.
I mutui, nonostante le cospicue iniezioni di denaro a soccorso della crisi, continueranno a generare insolvenze, pian piano tutti i beni torneranno alla banche. A quel punto forse il sistema verrà ridimensionato, riportato ad un livello più umano e consono alle tasche dei cittadini. Tuttavia questa è una chimera, una speranza che forse non vedremo mai realizzarsi. Sappiamo che gli interessi degli speculatori continueranno a danneggiare i popoli, perché al peggio non c’è mai fine. Questo sistema, fondato sulla carta straccia, dovrebbe essere riconsegnato al mittente, dovremo creare delle micro economie locali e rilanciare il concetto di economia reale, un’economia basata sui beni come valore intrinseco e reale, basata su condizioni di vita eque per tutti.