31 luglio 2010


Il pendolo

L’osservazione dei fenomeni della nostra esistenza spesso conduce a paragonare alcune dinamiche ad oggetti o elementi naturali. Ogni cosa può essere ricondotta a tale osservazione, cercando di essere il più fedeli possibile, coerenti con la rappresentazione che si cerca di dare. Guardando alla natura dei rapporti interpersonali spesso il paragone più vicino alla realtà è il pendolo. Il pendolo può anche essere l’analogia della nostra evoluzione. L’oscillazione fra eccessi e polarità opposte, che trova il suo compimento nel passaggio centrale, nell’equilibrio fra gli estremi. A causa dell’oscillazione, l’uomo è costretto a vivere esperienze negative e positive, è costretto a doversi confrontare con l’estremo Bene e il suo opposto, a volte momenti di fusione si trasformano in grandi sofferenze, proprio perché un estremo di questa oscillazione ha turbato l’equilibrio che vive alla base dell’universo. Per giungere alla verità è necessario oscillare, a volte subire la velocità di questo movimento. Uno scatto d’ira, un gesto impulsivo, un attacco immotivato, la frustrazione, tutto si oppone a grandi momenti di fusione, calma, felicità e condivisione. L’esperienza diretta mi conduce a pensare che questo movimento sia necessario. Infatti è difficile sperimentare l’espansione senza aver conosciuto la contrazione, come è difficile conoscere il dolce senza possedere il concetto di amaro.

Tuttavia la nostra missione è quella di tentare di risalire il pendolo affinché possiamo divenire spettatori di tale oscillazione, lasciando ai nostri impulsi più bassi la possibilità di essere trasformati, rinforzando così le correnti benefiche che nutrono lo spirito che vive in noi. Risalire il pendolo significa osservare in modo più distaccato le dinamiche della vita, cercando di assumere un atteggiamento di amore disinteressato, nel quale il giudizio e la colpa lasciano spazio al servizio e alla compassione. In questo modo le oscillazioni avverranno con minore intensità, la loro ampiezza tenderà ad affievolirsi fino quasi a diventare una piccola vibrazione intorno al punto di equilibrio, nel quale ogni cosa continuerà il suo movimento, ogni cosa sarà pulsazione armonica. È difficile raggiungere questo equilibrio, poiché significa mettere da parte il nostro senso critico, il nostro ego e il nostro modo di vedere la giustizia nelle cose. Significa affidarsi a forze di natura superiore, lasciarsi cullare come su una giostra, senza rischio di cadere e provocare danni alle altre anime che incrociano la nostra vita. Riuscire a fare questo sarebbe un grande traguardo, almeno per me…