13 giugno 2008


ll popolo irlandese contro il Trattato di Lisbona

Ieri i cittadini irlandesi hanno votato un referendum popolare per indicare la volontà di ratifica del Trattato di Lisbona. I dati non sono ancora ufficiali, anche se è evidente una netta prevalenza del voto negativo in tutte le circoscrizioni scrutinate. L’esito negativo del referendum vanificherebbe la ratifica del trattato, annullando di fatto l’annessione di tutti gli altri Stati europei. L’Irlanda è l’unico Paese democratico ad aver chiesto al popolo sovrano di esprimere la propria volontà. Il Trattato di Lisbona, sotto le mentite spoglie della riforma dell’Unione Europea, è una minaccia alle Costituzioni dei vari Paesi membri, una riforma che crea le basi per un blocco europeo egemone, le fondamenta per la creazione del Nuovo Ordine Mondiale. Ogni Stato perderebbe la propria autonomia (già assistiamo impotenti alle varie leggi europee in materia di agricoltura e commercio di prodotti), ogni tradizione e cultura locale verrebbe uniformata e conformata agli standard europei, in modo ancora più estremo rispetto ad oggi. L’istituzione di un esercito unico, la formazione di un unico organo legislativo per tutti i Paesi, insomma una forma di Governo Mondiale autoritario, strettamente legato alle banche d’affari.

L’idea di universalità è un principio che condivido, se formulato secondo il rispetto dell’uomo. Universalità nei diritti, nelle garanzie di pace e fratellanza, universalità verso ogni forma di negazione della guerra e dell’uso della forza. Questo è il concetto di universalità che dovrebbe essere introdotto, la garanzia per l’uomo di vivere in armonia e serenità con i propri fratelli, a prescindere da colore, razza o religione. Un uomo che non ha bisogno di aggregarsi secondo le leggi dell’uomo, ma semplicemente accogliere l’altro secondo le leggi dell’Amore.

Sicuramente questo referendum creerà un aspro dibattito internazionale, anche se credo che a poco servirà questo voto. L’obiettivo del NWO è troppo importante per la sinarchia, non può compiere un passo indietro, nemmeno rispetto alla volontà di un popolo sovrano.