3 agosto 2007


Il sindacato dei poteri forti

Quando molti anni fa i sindacati divennero una realtà sociale al servizio dei lavoratori, sembrava quasi che il rapporto fra la base e il padrone fosse garantito e preservato per sempre. Da qualche anno tuttavia assistiamo a una totale assenza di stato sociale e di garanzie per le classi minori. Non esistono più le fabbriche con centinaia di operai specializzati, le macchine hanno rimpiazzato pian piano l'uomo, oggi la tecnologia ha assunto un ruolo fondamentale nel processo produttivo. Sempre meno lavoratori e sempre più processi di produzione automatizzati. Il risultato è l'alienazione dell'uomo e il suo costante affanno nella vita di tutti i giorni. I nuovi operai metalmeccanici di trenta anni fa, oggi sono i video terminalisti, i programmatori informatici, tutti coloro i quali svolgono servizi per automatizzare l'enorme macchina informatica produttiva. Sono diminuite in tutti i settori le menti brillanti, per far posto a sofisticati sistemi di supporto alle decisioni, supporti informatici che richiedono costante manutenzione. Il sindacato da parte sua, vecchio e antiquato come un fiat 500, continua a riempire le poltrone dei vari programmi politico-disinformativi. I vari porta a porta, i vari ballarò, i vari santorò, servono solo a giustificare lo sperpero continuo di denaro pubblico a spese dei contribuenti. Ogni volta che un governo tenta di riformare le pensioni si alza un coro di no dalla sinistra radicale (vorrei sapere radicale cosa significhi, se favorevole alla guerra e allo smembramento sociale), per poi terminare in un guazzabuglio di piccole correzioni che danneggiano ulteriormente i cittadini.

Il sindacato dovrebbe rivedere le proprie origini, non dovrebbe sedere al tavolo con il governo e confindustria, dovrebbe rivendicare il proprio ruolo con i fatti. Oggi sembra invece di vedere banchetti di porci che mangiano nello stesso piatto unto di corruzione e servilismo. Una sinistra che semina bandiere della pace per poi ingoiarle di colpo una volta seduta sulle poltrone che contano, un sindacato che si trucca prima della messa in onda di porta a porta, una politica che mira alla distruzione della famiglia, è qualcosa che lascia un baratro fra i cittadini e la percezione di Stato. Ci si chiede come mai la gente non voti, non partecipi alla vita politica e non si impegni attivamente nella conduzione delle amministrazioni, forse basterebbe smettere di votare tutti insieme di colpo, scendere in piazza insieme, tutta Italia contemporaneamente, senza bandiere, senza slogan, senza dover appartenere a qualcosa di marcio, semplicemente stare fermi li e dimostrare che l'Italia è stufa di essere presa per i fondelli.

Come può un cittadino onesto percorrere la carriera politica in queste condizioni, in questo miscuglio di droga e mignotte, di soldi e portaborse? No grazie, preferisco essere povero, un comune essere pensante che ancora conserva la dignità di uomo libero.